Chiesa di San Bartolomeo - Badia di Cantignano

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    Data della prima documentazione della chiesa: anno 914.

    Storia e architettura

    La storia della chiesa è strettamente collegata alla presenza di una locale abbazia (monastero di San Salvatore), da cui deriva anche il nome della località paesana. L'attuale chiesa risale al XVIII secolo. Nel XVIII secolo la facciata fu sostituita da una nuova, cui è oggi addossato un portico.

    L'edificio mantiene tracce sia dell'impianto primitivo risalente al IX-X secolo (periodo dei Bandettini), sia a riferimenti successivi riferibili al XII secolo (periodo dei Camaldolesi).

    All'interno si trovano tre pietre altomedioevali, riutilizzate presso l'altare, decorate a bassorilievo con interessanti immagini fitoformi e animali. Gli affreschi eseguiti sulla navata sinistra fin dietro l'altare, che rappresentano uno dei rarissimi esempi della Lucchesia riferibili al XII secolo o addirittura a periodi precedenti (nelle parti giunte fino a noi sono raffigurati elementi geometrici e fitoformi e in corrispondenza dello spigolo due figure: una di un uomo incoronato regalmente e accanto un'altra immagine, interpretata come un abate).

    La cripta sotto il presbiterio con resti di terme, mosaici e tombe romane. Nel territorio dove sorse l'abbazia erano probabilmente collocate terme romane (non pubbliche, ma private, situate vicino a una villa del tempo).

    Grazie agli scavi effettuati negli anni 1965-66 vennero ritrovati numerosi resti sotto il presbiterio della chiesa: delle terme romane emergono innanzitutto il muro circolare interrotto da un muro trasversale che divide lo spazio come in due vasche, interessantissimi resti di pavimentazione mosaica a quattro colori (senza alcun simbolo cristiano e con tutte le caratteristiche dei classici mosaici termali romani) e pietre, mattoni, lesene, tubi di piombo o ceramica di indiscussa fattura romanica.

    Per quanto concerne invece la necropoli, furono ritrovate 13 tombe, delle quali una conservava ancora uno scheletro intero. Queste tombe appaiono semplicissime: strette ai piedi, larghe alla testa, formate con lunghi lastroni di pietra molto sottile senza ornamenti né iscrizioni.

    Inoltre sono state rinvenuti due cofanetti in pietra contenenti rispettivamente un calice di legno e un cuore che però a contatto con l'aria si è rimpicciolito. Si presume che contengano reliquie e l'importanza dei reperti è confermata dal sigillo e l'iscrizione dell'abbate benedettino che, durante la costruzione della prima chiesa abbaziale del VII-VIII secolo, pose queste reliquie nel centro dell'altare principale. Esiste un aspro dibattito sull'identificazione dei resti umani ritrovati nelle tombe e riguardo a chi appartenessero le reliquie, ma al momento non è possibile dare risposte certe.

    Altre importanti testimonianze sono concentrate nell'abside: nella parte inferiore riscontriamo un paramento altomedioevale e in quella superiore la serie di archi che poggiano su pilastri sospesi.

    Nel 1896 si decise per la costruzione di una nuova torre campanaria, la quale vide un grande impegno nella sua costruzione da parte dei paesani che nei giorni festivi partecipavano ai lavori con l'ingegnere Giovannetti. Nel 1899 il ricco possedente Pierotti completò l'opera aggiungendo al campanile l'orologio che tutt'oggi funziona egregiamente.Accanto alla chiesa si trova l'antico "Palazzo delle Cento Finestre" che fu sede delle Benedettine (IX sec.) e dei Camaldolesi ( XII sec.).

    Opere d'arte

    All'interno della chiesa sono conservati gli affreschi precedentemente descritti, un Trittico del 1500 attribuito ad Agostino Marti e il crocifisso su tavola di Pierluigi Romani (1968).

    Degno di nota è anche l'organo risalente al 1876 che vide come collaudatori Carlo Giorgi di Lucca, Barsanti di Pisa e il famoso Giacomo Puccini, allora musicista alle prime armi.

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